CANTO DI NATALE DI CHARLES DICKENS edizione illustrata da Iacopo Bruno per Rizzoli


 "Falli ridere, falli piangere, falli aspettare." Così diceva Charles Dickens parlando dell'arte di scrivere storie e Canto di Natale risponde a tutte queste caratteristiche.

L'incontro di Scrooge con i tre spiriti del Natale è un classico che ha scaldato molti cuori da quel lontano 19 Dicembre 1843 in cui venne pubblicato per la prima volta.

È un racconto di per sé magico, ogni anno torna in nuove vesti, pubblicato, curato e accolto come fosse una novità e allo stesso tempo atteso come la migliore delle tradizioni secolari.

Interessante è stato contestualizzare la nascita del Canto di Natale con la vita di Charles. Ho riletto questo classico con occhi diversi.

Dickens non era estraneo alle notti londinesi e dopo tre insuccessi editoriali fremeva per pubblicare qualcosa che lo aiutasse anche a risanare la situazione economica; una famiglia da sfamare, con un terzo pargolo in arrivo, e un tenore di vita alto da mantenere erano ragioni sufficienti per dare all'editore uno scritto valido. Il suo rapporto con gli editori non era dei migliori e per quanto possa essere stato generoso il caro Charles era attaccato ai soldi (forse in modo meno grottesco di Scrooge ma comunque ci teneva parecchio). Come biasimarlo? Un'infanzia marchiata dal lavoro minorile con il padre incarcerato ha segnato profondamente il Dickens adulto.

"Tintinnare di monete e frusciare di banconote: solo a questo pensa il vecchio e avaro Ebenezer Scrooge."



Dickens raccontò a un suo amico che Canto di Natale nacque nella sua mente durante lunghe passeggiate notturne per le strade umide e nebbiose di Londra, la sua vera musa ispiratrice.

Charles scriveva e un illustratore era già all'opera a fine Ottobre per la pubblicazione a ridosso del Natale! Ma ci pensate? Un capolavoro scritto in sole sei settimane, illustrato, editato (mi chiedo se Dickens che curava testi altrui non fosse l'editor di se stesso), impaginato, stampato e pubblicato: un successo clamoroso con ristampe che non si sono più fermate. 

Dickens riesce a unire la ghost story - tanto amata nel XIX - con la tradizione natalizia dando vita a una storia di redenzione lunga una notte in compagnia degli spiriti del Natale. Una parabola fantastica dal sapore degli antichi miti.

Ma cosa ha resto immortale questa storia? Non credo che esista una risposta univoca e sicura. Spesso le storie sconfiggono la morte andando oltre i loro creatori perché sono universali; Ebenezer Scrooge e Cratchit, così come tutti i personaggi che ruotano loro attorno, sono attuali pur restando figli del loro tempo. Il piccolo Tim Cratchit riuscirebbe a intenerire anche il più duro dei cuori e la sua famiglia lancia un messaggio importante e non troppo zuccherino sul buon animo natalizio. E l'inguaribile ottimista Fred, nipote di Scrooge, con la sua risata contagiosa che ai miei occhi è l'incarnazione della pazienza e della speranza. L'avido Jacob Marley, socio e unico amico di Scrooge, incarna l'amicizia ( del resto è lui che ammonisce Ebenezer mostrandogli il futuro che lo aspetta dall'altra parte se non cambia strada) ma anche il rimpianto di ciò che non è riuscito a capire in vita. Lo spirito del Natale futuro, giustamente e insopportabilmente muto! Ti spiazza perché mostra quel che sarà senza dirti se potrà essere cambiato. Il finale è quel che dopo tanta amara riflessione distende i cuori infondendo speranza: finché si è vivi si può cambiare.

Canto di Natale rispecchia la società londinese della prima metà dell'800 in ogni suo elemento, dai personaggi ai luoghi ai dialoghi eppure riesce a essere contemporaneo a noi del XXI secolo.

Tutto ciò che osservava tra la gente lo annotava  con attenzi0one quasi febbrile ( nomi compresi, lunghi elenchi di nomi e cognomi che in qualche modo lo colpivano - a tal proposito Dickens diceva che trovato il nome giusto il personaggio si presenta a lui!) facendo del racconto e delle sue opere il riflesso della società in cui viveva. Dickens si fa portavoce anche della classe operaia a cui appartiene nonostante sia riuscito a ottenere il suo personale riscatto sociale. Stesso riscatto che ha ottenuto Mr. Scrooge in età adulta perdendo però ogni briciolo di affetto per il prossimo. Documentandomi sulla vita dell'autore è stato per me inevitabile riconoscere dei parallelismi tra Dickens e il suo burbero personaggio, con una differenza: se Scrooge vive un cambiamento netto che gli farà riscoprire di avere un cuore, Dickens vive nel dualismo, questo eterno rapporto conflittuale col denaro e la generosità, il riconoscimento e il riscatto dalla povertà che ha segnato la sua infanzia.

Un racconto universale e molto personale.

Il freddo, la nebbia densa che entra nelle fessure rendendo spettrale il paesaggio, la neve per le strade fumose di Londra sono contrapposte al calore del focolare, della famiglia e della gioia che dilaga tra la gente per l'imminente arrivo del Natale. 

Questa contrapposizione che notiamo sia nei luoghi che nell'animo dei personaggi esplode in tutta la sua bellezza nelle illustrazioni di Iacopo Bruno nell'edizione della Rizzoli uscita a Novembre di quest'anno. E adesso lasciatemi parlare proprio di lui: il libro!



Un'edizione di pregio, ottima come regalo.

Copertina rigida con intarsi in oro, titolo dorato su nastri blu, risguardi dal tratto elegante, pagine spesse con un font leggibile per dimensioni e stile ma non solo.

La traduzione di Beatrice Masini mi è piaciuta moltissimo, non sono esperta in questo campo ma posso parlare da lettrice: avevo letto il racconto in un'altra edizione e non ero riuscita ad apprezzarlo a pieno. Con questa edizione invece la lettura è stata godibilissima senza togliere il piacere di leggere un testo scritto più di un secolo e mezzo fa!

Arriviamo alle illustrazioni che hanno arricchito il testo aggiungendo, se possibile, ancora più meraviglia e piacere alla lettura di questo classico.

Dickens sapeva di essere bravo, tanto bravo, ed è stato il primo fan di se stesso a parer mio ed anche il primo a credere nella grandezza del suo CANTO DI NATALE.

Ps doveroso: vi consiglio di guardare il film DICKENS L'UOMO CHE INVENTò IL NATALE. Racconta la nascita del Canto di Natale attraverso la vita di Dickens. Emozionante e anche accurato ( ad esempio in una scena Dickens ordina ostriche; potrebbe non avere alcuna importanza se non fosse che Dickens ebbe il suo periodo di "fissa per le ostriche" ).


Un ultimo minuto vi chiedo, non scappate! Questa recensione al profumo di cannella e zenzero l'ho scritta in occasione del review party! Scorrete in giù:

 
Ringrazio Ilaria di @attimidiprosablog , Claudia Facchinetti e la Rizzoli per avermi dato la possibilità di leggere e recensire questa bellissima edizione di un classico intramontabile!

Ma non ci sono solo io! Vi consiglio di leggere anche le recensioni dei miei compagni di review:

@attimidiprosablog                 @laragazzacalabrese

@metanfetalibri                      @zeta.tl

 

Grazie se siete arrivati fin qui e ditemi che ne pensate.

BUON NATALE A TUTTI VOI!

Gaëlle 

Commenti

  1. Bellissima recensione e concordo con te, è un libro universale:)

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    1. Sì è un racconto senza tempo e target. È stato un mago in questo. Grazie di cuore♥️

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  2. Concordo anch'io sull'immortalità di questo racconto! Ottima recensione :)

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  3. Complimenti per la recensione così accurata e allo stesso tempo magica, amo la frase d’apertura che hai scelto perché ammiro molto Dickens come autore, deformazione di studio in letteratura inglese ❤️ Ancora complimenti, bravissima! Come sempre. - Ilaria

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    1. Grazie! ♥️ Dickens sapeva essere un eccellente intrattenitore, quest'anno mi sono innamorata di lui come autore!

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  4. Ho apprezzato particolarmente la digressione sul come questo racconto sia nato dalla penna di Dickens, e l'excursus sulla sua vita. Il tuo lavoro di approfondimento trasuda la passione che hai per questo autore e la trasmetti a chi ti legge. Bravissima!

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    1. Grazie! Speravo riuscire a dare una chiave di lettura più personale al racconto attraverso la vita di Dickens. Felicissima che sia arrivato a voi♥️

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