CRONACHE DEL DOPOBOMBA di Philip K.Dick

 


Il senso di incertezza di questi ultimi anni per quanto sta accadendo tra guerra, crisi climatica, pandemia, aumento della violenza e non solo, è forse lo stesso che provava la gente a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta in America. Tra la paura di una guerra missilistica con Cuba, gli attriti con la Russia e la minaccia di un conflitto nucleare, la morte del presidente Kennedy e la guerra in Vietnam, gli americani ne avevano di pensieri per non stare tranquilli.
 In questo contesto si colloca il romanzo di Philip Dick "Cronache del dopobomba", pubblicato nel 1965 e ambientato in un mondo futuristico, nel 1981. La vita dopo l'olocausto atomico che ha colpito la popolazione americana non si discosta molto dalla quotidianità della vita negli anni Sessanta; ma ci sono elementi nuovi dovuti alle bombe ad idrogeno che sono precipitate sulla Terra per un esperimento militare finito male o per un attacco dei comunisti cinesi, chi può dirlo? Animali alterati come il topo che suona il flauto, il cane che parla o agnelli deformi che non riescono a venire alla luce; anche l'uomo è vittima delle radiazioni conquistandosi deformazioni, anomalie, mancanza della dentatura e poteri psichici (che forse c'erano anche prima del giorno dell'Emergenza).
E' il caso di Hoppy Harrington, un focomelico senza gambe né braccia che si muove sulla sua focomobile e che nella distruzione generale trova il modo di rinascere e potenziare le sue capacità psichiche fino ad ottenere una rivincita sulla comunità che prima lo denigrava lasciandogli solo briciole e sguardi indiscreti. Non è l'unico che deve fare i conti con ciò che è. Anche Stuart McConchie prima del collasso della moderna società opulenta e infelice a modo suo deve arrangiarsi e accontentarsi in quanto nero in America. Stuart e Hoppy sono due risposte differenti alla stessa disperata situazione.
Jim Fergesson, datore di lavoro di Stuart e Hoppy, è la parte buona dell'umanità, rappresentante di una giustizia che mette allo stesso livello gli uomini in quanto esseri umani. Ciò a cui dovremmo aspirare.

"E'... innaturale" disse Stuart.
Fergesson lo fulminò. "Stammi a sentire, non dire niente a quel ragazzo che assomigli a una presa in  giro; se ti becco, te o uno qualsiasi degli altri venditori, o chiunque lavora per me..."

Jim è il personaggio che mi ha commosso più di chiunque altro, anche dell'altro rappresentante dei buoni bloccato nello spazio che senza volerlo assume una figura quasi divina per i sopravvissuti.
E' Walt Dangerfield, astronauta inviato su Marte poco prima che la Terra fosse bombardata  bloccato nella sua navicella con scorte limitate e senza la certezza che qualcuno riesca a riportarlo giù. La sua condizione regala un senso di claustrofobia e ineluttabilità che arrivano fino al midollo per poi estendersi con nuove nervature in tutto il corpo. Agghiacciante. Eppure Walt non si lascia prendere dal panico, non subito, e comunica con i suoi simili attraverso una radio regalando letture, musica e notizie connettendo i sopravvissuti tra loro. E' una voce familiare, un appuntamento su cui fare affidamento, un punto di riferimento per tutti.

Hoppy è la controparte di Dangerfield, tra loro si intrometterà Bill, il fratello gemello mai nato di Edie, una bambina nata dopo l'emergenza da Bonny Keller, moglie e madre insoddisfatta.

Tutti loro assieme allo psichiatra Stockstill, a Andrew Gill ( che come Hardy è l'immagine del lavoro come atto nobile per ricostruire una società distrutta) George, Bruno Bluthgeld, il fisico che parrebbe essere il fautore del primo disastro e gli altri, popolano queste pagine.

Una società frammentata in piccole comunità rurali, città alla mercé dei vandali, prive di un potere centrale. Un'umanità che si ritrova con poche risorse ma riesce a cavarsela; è l'uomo comune che riporterà la società a muoversi, non la magia.
Leggendo storie post-apocalisse vi leggo sempre una punizione per aver superato il limite e una seconda occasione per poter far meglio. L'uomo non è famoso per cogliere le seconde occasioni credo che la mia sia una visione meno ottimistica di quella di Dick sul genere umano.
Del resto anche dopo una apocalisse il sole sorgerebbe dando inizio a un nuovo giorno e finché saremo su questa terra noi lo seguiremo a ruota ricominciando.

Dick ha una visione che viaggia tra il psichedelico, l'onirico e l'ordinario.
Sicuramente leggerò altri titoli di questo autore come La svastica sul Sol levante da cui hanno tratto la serie tv L'uomo nell'alto castello ( seppur con alcune differenze) che ho apprezzato molto; Lo stravagante mondo di Mr.Fergesson, Ma gli animali sognano pecore elettriche?, Visioni dal futuro, Ubik e tanti altri che mi ispirano tantissimo.

A mio avviso un ottimo titolo per incontrare Dick per la prima volta.

CRONACHE DEL DOPOBOMBA
Philip K.Dick , 1965
232p
copertina flessibile
Fanucci editore

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